Non c’è inappetenza che tenga davanti ad un piatto di lasagne fumanti, ricche di sapore, profumate come un abbraccio sincero, che se proprio non riescono a liberarci di tutto quello che non va, perlomeno tengono un po’ alla larga i cattivi pensieri e la nostalgia. Il migliore ragù l’ho sempre mangiato a Bologna, non in osterie storiche o in locali pluristellati ma nella cucina degli zii Franco e Tanina, lei una cuoca insuperabile in tutto, con una marcia in più nella tradizione bolognese. Il più delle volte, il ragù accompagnava le tagliatelle, anch'esse preparate con cura da lei in casa, o sontuosi strati di sfoglia verde a comporre monumentali lasagne ed era subito festa in tavola.
Ma capitava
spesso, durante le mie frequenti trasferte, che preparassimo insieme gli
arancini siciliani, di cui lo zio era tanto ghiotto, e anche quella era una
festa con tutti i cugini attorno al tavolo. È proprio vero che casa a volte è
una persona, un’emozione, un ricordo. Oggi è una giornata da lasagne, che mai
definirò bolognesi per non fare torto all'eccellenza della zia, ma preparate
con lo stesso amore, l’unica medicina che ha il potere di curare l’anima.